La questione del riuso


Nel corso del tempo un’architettura subisce diversi usi e tutti concorrono a definire una determinata forma: ogni epoca che usa un oggetto tende ad imprimervi le proprie istanze culturali mediante modifiche formali e materiche.
Per questo motivo un’opera d'arte ed un’architettura in particolare, che abbia perduto qualsiasi funzione, si presenta a noi come un oggetto vuoto, privato di molti aspetti “comunicativi” .
Attraverso l'uso inoltre ogni determinata epoca storica compie un processo interpretativo del bene, assegnandogli un diverso grado di importanza e concorrendo al dis-velamento dell'oggetto come opera d'arte. Dall'uso, che poi si traduce in forma, del bene monumentale deriva la sua interpretazione come oggetto di valore che finisce per influire sulle modalità di trasmissione ai posteri e quindi il “grado” di conservazione (inteso come perdita di più o meno materia originale).
All'oggi le istanze storiche di conservazione generalizzate che “impongo” di mantenere ogni traccia delle modifiche passate acquisiscono una importanza preponderante nel riuso del manufatto; molto spesso la necessità di mantenere evidenti anche le più piccole testimonianze tendono alla “musealizzazione” dell'oggetto estraniandolo da ogni possibilità di riuso. Questo è deleterio per la conservazione di un’opera d'arte perché la si esclude da quel dibattito culturale che abbiamo visto essere la matrice del dis-velamento, pregiudicando la comprensione futura, e quindi la necessità di conservazione, dell'oggetto.
Impedire la conservazione di un bene in rapporto all'uso che se ne deve fare risulta deleterio perché lo si isola dalla “coscienza collettiva”, portando a lungo andare ad una “estraniazione culturale” ed ad un inevitabile abbandono: se non percepiamo l'artisticità dell'oggetto non ci interessa conservarlo.
Ecco quindi che il dibattito sull'uso di un bene entra prepotentemente nel progetto di conservazione in relazione alle improrogabili istanze di mantenere le tracce del passato, di non creare falsi storici, di mantenerne l'unità dell'opera d'arte e di garantirne la trasmissibilità ai posteri.
Una volta riconosciuta l'importanza del riuso nel dibattito sulla conservazione di un oggetto non bisogna dimenticare che vale anche il percorso inverso: nella decisione sul riuso devono entrare tutte le istanze conservative che abbiamo visto precedentemente (artisticità, storicità, ecc.).
Un progetto di conservazione deve essere necessariamente un progetto di riuso che possa, in parte, riproporre l'unitarietà del bene senza però costruire falsi storici e senza perdere quantità eccessive di materia storica, realizzando allo stesso tempo un progetto moderno e che “denunci” il suo essere “figlio” di una cultura materico-formale contemporanea.
Tutto questo viene fatto affinché, qualora l'interpretazione data al progetto risultasse insostenibile per l'evoluzione delle teorie culturali future, sarà possibile ritornare allo stato attuale dell'evoluzione del manufatto senza lasciare “segni” indelebili nell'evoluzione artistica-storica.


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