Studio di fattibilità per la conservazione di palazzo Baggio - Landfogti a Malvaglia (Svizzera)

 

Introduzione 
  
La presente relazione ha il solo scopo di dare un inquadramento generale del palazzo in modo da contestualizzarlo dal punto di vista storico, tale operazione è necessaria per poter valutare i dati raccolti in sede di sopraluogo ed effettuare ipotesi di intervento conservativo, l’aspetto storico – tipologico di un manufatto è materia indispensabile per compiere le opportune valutazioni sui mezzi migliori e sul grado di approfondimento necessario delle operazioni meramente operative.Come anticipato nella prima parte del lavoro il riferimento incrociato tra le ricerche storiche, l’analisi tipologica, le operazioni di rilievo in situ e gli esiti diagnostici permettono di calibrare al meglio le operazioni in fase progettuale e di cantiere, solo con questo grado di approfondimento sarà possibile valutare il reale stato di conservazione del bene e valutare correttamente quali modifiche, e con quale entità, ha subito l’oggetto del progetto.Dal momento che il presente lavoro è legato alla necessità di produrre un offerta per i lavori di conservazione non verrà approfondito in modo esaustivo l’argomento, ma ci si limiterà a considerare quelle fonti storiche – tipologiche frutto della conoscenza personale ed acquisite nel breve sopraluogo eseguito: questo perché crediamo che, malgrado la natura preliminare, del lavoro sia comunque necessario un approccio completo, se pur limitato, alla reale progettazione di un intervento di conservazione.Le ipotesi storiche e critiche sono basate su conoscenze limitate e frutto di elaborazioni progettuali eseguite con dati evidentemente insufficienti, per questo motivo non devono essere considerati in modo “dogmatico”, ma come spunti di riflessione su cui innestare un approfondimento specifico.  


Analisi storica 
  
Data l’imponenza e le definizioni tipologiche ben precise, che non sfuggono neanche ad un osservatore inesperto, appare innegabile che il palazzo Baggio – Landfogti riveste un carattere di unicità nella zona in cui è inserito, il palazzo sorge in una valle che da sempre ha avuto un ruolo strategico nelle comunicazioni tra l’Italia ed il centro Europa, questo fattore risulta maggiormente significativo in un periodo storico in cui il centro del potere politico aveva sede a Roma.Da un analisi della toponomastica valligiana infatti, è innegabile l’influenza della colonizzazione romana che aveva in questi luoghi un punto obbligato di transito per raggiungere tutti i possedimenti europei, lo stesso nome del paese in cui sorge il palazzo Baggio – Landfogti, Malvagia, ha chiare derivazioni latine che stanno ad indicare un punto particolarmente ostico dell’intera vallata.Il nome della località e la conformazione geologica del luogo indicano un punto importante nella vita dell’intera valle, in questo luogo infatti il solco vallivo si restringe e compie un balzo altimetrico di alcune centinaia di metri: tale conformazione è probabilmente frutto delle differenti fasi del ritiro glaciale che hanno formato un “gradino naturale” dove il ghiacciaio si era ritirato in una prima fase di regressione.Questa conformazione non è quindi scappata agli strateghi romani che hanno immediatamente capito l’utilità, ai fini del controllo territoriale e dei flussi migratori, di una simile restringimento e che quindi hanno occupato la valle con accampamenti militari ed altro, il cui influsso sulle popolazioni è rimasto importante al punto da dare il nome a molti paesi e luoghi: passo Lucomagno, Malvagia, Castro, Ponto Valentino ecc.Con la fine dell’impero romano il luogo non perde la propria attrattiva e resta importante per secoli, prima sotto il controllo dei Visconti di Milano e poi della Confederazione Elvetica; con lo stabilizzarsi dei confini e con la stabilizzazione della confederazione il luogo ha perso di attrattiva e quindi è andato in declino, lasciando però numerose testimonianze di quelle “giornate gloriose”.Il castello di Serravalle, il cui nome è ancora una volta significativo dell’importanza e della qualità del luogo, aveva un importante compito per il controllo della via verso il centro Europa all’epoca dei Visconti, al punto che questi edificarono un manufatto a cui fu dato un nome molto importante per la iconologia urbanistico – territoriale milanese, in tutto il territorio controllato dai signori di Milano i vari castelli di Serravalle Chiaravalle rappresentavano infatti, snodi importanti per la difesa dei confini dello stato ed erano presidiati con castelli e fortificazioni anche di notevole importanza; tale caratteristica rendeva la zona intorno ricca di attività politica ed economica che si manifestava nell’architettura minore.Il perdurare di un importante via di comunicazione e di un luogo di sosta e di controllo permettevano un continuo scambio culturale con il territorio milanese e la nascita di una classe di cittadini che traeva ricchezza proprio nello sfruttamento di questa importante strada, questo permetteva la diffusione di uno stile architettonico più “ricco” ed attento agli stili in voga.Proprio in questo contesto è da spiegarsi la nascita di palazzo Baggio – Landfogti in queste forme e con queste caratteristiche che si differenzia dal resto del paese formato principalmente da case molto più modeste e con scelte tipologiche formali e materiali molto più semplici, la conferma dell’importanza del manufatto è data dalle presenza, nel 1397, del podestà di Bienno, il milanese Tadeo De Pepoli.In seguito ad una rivolta popolare ed alla cacciata dei milanesi, con la contemporanea distruzione del castello di Serravalle, del palazzo si perdono le tracce fino alla certezza della sua distruzione ad opera della frana del monte Cenone nel 1512.
Le forma attuali del palazzo sono quindi frutto di una successiva fase costruttiva e sono databili intorno all’inizio del 1500, di questa “seconda vita” sono testimonianza gli affreschi presenti sulla facciata Sud che testimoniano un uso importante.Secondo recenti studi infatti, dopo l’annessione della valle alla Svizzera, il palazzo è stato sede dei Landfogti, ossia i dignitari assegnati dalla confederazione con il compito di amministrare la giustizia in un dato territorio: la notizia di tale presenza è data indirettamente dall’atto di trasferimento temporanea della sede dei Balivi da Lottigna a Malvagia, del 1610, in cui si accenna ad un ritorno “ … dove era già prima”(1).L’edificazione del palazzo è merito di un ramo della nobile famiglia milanese dei Baggio la quale, dispersa in seguito alle congiure di Milano a cui non avevano preso parte, ma le cui conseguenze ricaddero anche su personaggi non coinvolti; decise di stabilirsi in questa zona ed a questo periodo sono probabilmente riferibili gli affreschi presenti sulla facciata, dall’analisi storica è infatti riscontrabile una certa corrispondenza con l’usanza delle famiglie milanese di decorare le facciate dei propri palazzi con gli stemmi di famiglia ed alcune rappresentazione di Santi ad essa vicina. 

 
Analisi tipologica 
  
Il palazzo Baggio – Landfogti è un palazzo a tre piani di notevoli dimensioni senza nessun riscontro nell’edilizia minore nell’intorno, ma con una discreta rispondenza a canoni stilistici specifici provenienti da esempi rintracciabili al di fuori della Svizzera.Se confrontato con le tipologie tipiche del Canton Ticino(2) si nota una importante differenza nella disposizione planimetrica, ossia nell’assenza, al primo piano, di un salone di rappresentanza posto verso la facciata principale; tale conformazione ricorda invece le residenze signorili presenti nelle cascine della zona del lago di Como e della provincia di Varese.Gli esempi di palazzi nobiliari della Svizzera italiana sono infatti caratterizzati dalla presenza di uno scalone a doppia rampa parallela posto sul lato opposto a quello d’ingresso ed in posizione centrale, in questo modo è possibile ottenere un ambiente più ampio in facciata al primo piano: il già citato salone di rappresentanza.Nel palazzo Baggio – Landfogti invece la scala è a rampa unica in posizione centrale rispetto alla planimetria e con corridoio affiancato, questo crea una suddivisione spaziale in due parti simmetriche con una mancante gerarchia spaziale tra le parti: le stanze sono tutte uguali e quindi destinate ad usi non chiaramente identificati.La scelta di una tale tipologia potrebbe anche essere spiegata con la funzione per cui il palazzo venne utilizzato, o per cui venne edificato(3): la necessità di gestire la giustizia e quindi poter ricavare una serie di uffici e di stanze per le varie funzioni burocratiche, avrebbe potuto indirizzare i costruttori dell’epoca verso una scelta tipologica meno gerarchica delle realizzazioni nobiliari tipiche, trovando nella vicina edilizia comasca un buon esempio.Questa tipologia nasce nell’entroterra milanese per la peculiarità della occupazione agricola del suolo; il nobile era coinvolto direttamente nella gestione del fondo e vi risiedeva, in quanto la fonte principale del proprio reddito era l’attività agricola infatti, seppur di origini gentilizia l’aristocrazia milanese non aveva niente a che fare con quella che l’immaginario collettivo della nobiltà francese di fine seicento ci ha tramandato.Il ricco milanese non aveva bisogno di risiedere in città in quanto la sua fonte del potere non era il principe, ma un indefinito diritto ereditario di cui non poteva essere privato ed il quale gli garantiva il possesso di un certo territorio in cui amministrava la giustizia, in certe forme e con certi limiti, e la vita politica; per questo motivo generalmente risiedeva in palazzi di campagna generalmente annessi ad una cascina.
La teoria delle discendenze comacine della tipologia di palazzo Baggio – Landfogti potrebbe essere anche giustificata da una successiva modifica, in epoca ottocentesca, per adattarlo a funzioni prettamente agricole, con l’aggiunta di tutta la parte a Nord in cui vi erano le stanze per un tornio, in questa epoca l’uso agricolo del palazzo potrebbe aver portato ad una generale revisione stilistica tipologica della planimetria del palazzo per adattalo alle nuove funzioni, mantenendo inalterata la “scatola” esterna.  
Se la storia della tipologia stilistica del palazzo e quindi un chiaro riferimento alle sue origini appaiono avvolte dal mistero ben più definite sembrano le origini della facciate.
La suddivisione in tre ordini dell’alzato, separati da un marcapiano corrente leggermente aggettato, le decorazioni a finte bugne delle angolate, il coronamento delle aperture con decorazioni architettoniche, la decorazioni in pietra del portone e la presenza di uno stemma in facciata richiamano in modo inequivocabile le tipologie decorative – tipologiche cinquecentesche.Questo tipo di lettura può apparire difficoltoso in quanto questi elementi sono stati mediati dalla scarsità di ricchezza economica e materica della zona, ma sono inequivocabilmente presenti: coloro che hanno realizzato la facciata di palazzo Baggio – Landfogti avevano chiaramente presente quanto si stava facendo in Italia in tema di decorazione dei palazzi mobiliari, in particolar modo avevano ben presente la lezione di Leon Battista Alberti per palazzo Rucellai a Firenze e la sua probabile trasposizione a Milano nel Banco Mediceo.Le facciate sono state ben divise da piano a piano con un marcapiano in mattoni di semplice fattura e sono state trattate in modo differenziato a seconda della zona: il piano terra è stato lasciato semplicemente libero e quindi trattato in modo simile alle semplici bugne dei palazzi fiorentini; il piano nobile invece delle ripartizioni in colonne in stile presenta lo stemma della famiglia, inteso come accentuazione dell’importanza del livello; l’ultimo alzato presenta immagini di santi e nobili come coronamento corrente.L’ingresso principale è bene evidenziato dalla classica decorazione in pietra con mascherone centrale che è facile individuare in ogni palazzo nobiliare milanese e la regolarità di successioni verticali è garantita dal perfetto allineamento delle finestrature che mantengono lo stesso passo anche sacrificando la centralità del portone; questo infatti, non si trova in posizione perfettamente centrale, ma leggermente spostato sulla sinistra quasi ad indicare un’adesione troppo ferrea dei progettisti alla dottrina della regolarità della suddivisione verticale.Per completare la descrizione della buona rispondenza con le regole dell’architettura del ‘500 milanese, seppur nella versione trasportata dalle influenze comacine, bisogna ricordare che le decorazioni alle angolate ed intorno alle finestre sostituiscono rispettivamente il bugnato d’angolo e le finte architetture a pilastri e trabeazioni della nuova arte classica del rinascimento lombardo, realizzato con mezzi molto più poveri, ma non meno importanti dal punto di vista della storia dell’architettura della zona.


(1) AA.VV, FINANZIAMENTO RIATTAZIONE CASA BAGGIO O PALAZZO DEL LANDFOGTI, pag. 46 
(2) vedasi: A. Rossi, E. Consolascio, M. Bosshard, LA COSTRUZIONE DEL TERRITORIO, UNO STUDIO SUL CANTON TICINO. 
(3) Teoria riportata in: AA.VV, FINANZIAMENTO RIATTAZIONE CASA BAGGIO O PALAZZO DEL LANDFOGTI, pag. 46

 

 


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