Concorso di progettazione per il recupero della Centrale Enel (ex Bresciana) di Cedegolo e riconversione in museo dell’energia idroelettrica di Valle Camonica”
architetto Davide Sigurtà e Filomena Croce
Il
progetto si pone, come
linea guida per le scelte progettuali effettuate, la salvaguardia
integrale, per quanto possibile, del manufatto storico.
La centrale elettrica di Cedegolo è infatti ormai parte
integrante della cultura e della vita della valle Camonica e lo
sky-line che di essa si vede risalendo la valle è ormai una
presenza consolidata con cui chiunque, nel bene o nel male, deve
dialogare.
Questa massiccia presenza grigia è la testimonianza muta
della
fatica di intere generazioni di valliggiani che con il loro lavoro
hanno costruito monumenti fin dall’antichità,
basti
ricordare il vicino parco delle incisione rupestri, con il solo scopo
di ricordare a chi veniva dopo di loro quali erano le proprie radici.
La conservazione di queste testimonianze non deve essere limitata alla
mera salvaguardia del singolo manufatto isolato, ma deve recuperare
quella cultura diffusa che Braudel affermava essere la testimonianza
della “civiltà materiale .. le storie silenziose e
quasi
obliate degli uomini … il cui peso fu immenso e il rumore
appena
percettibile”(1).
Approcciandosi al lavoro di progettazzione del museo
dell’energia
elettrica di Cedegolo non bisogna inoltre mai dimenticare che il
manufatto su cui stiamo lavorando era un tempo una “macchina
operosa”, con la quale i suoi progettisti volevano proiettare
il
genere umano verso un nuovo e più comodo futuro.
La centrale è parte inscindibile di un complesso di opere
diffuse nell’intera valle realizzate per produrre energia
elettrica sfruttando la naturale irruenza dell’acqua e come
tale
non può essere scissa da un dialogo più ampio del
mero
aspetto formale e locale.
Fermo restando quanto affermato poch’anzi bisogna comunque
precisare che la conservazione di un monumento, ed in questo caso della
centrale di Cedegolo, non può avvenire imbalsamando
l’oggetto in una funzione che ormai non ha più
logica di
esistere.
Bisogna capire l’uso che questa forma può dare per
inserirvi nuove funzioni così da dare una nuova vita al bene
in
modo che continui a svolgere la sua funzione di testimonianza.
Nelle nostre scelte progettuali si è tenuto in massima
considerazione la necessità di mantenere inalterata la
struttura
e la cosistenza materica della centrale, inserendovi le nuove funzioni
come corpi indipendenti che dialogassero con l’esistente
senza
provocare perdite alla testimonianza storica.
La centrale è stata la matrice con cui si è
dialogato e
alla cui conservazione sono state piegate le scelte progettuali
effettuate, non solo per conservare la forma dell’oggetto, ma
soprattutto per mantenere inalterata quella materia con cui
è
stata plasmata.
L’architettura è stata conservata, per quanto
possibile,
nella sua forma e consistenza originale: tutte le nuove realizzazioni
previste sono state inserite in modo da arrecare il meno danno
possibile a manufatti che, a prima vista, si presentano ancora in
discreto stato conservativo e comunque in grado di assolvere alla
funzione di nuovo contenitore museale.
Proprio il concetto di contenitore ci ha guidato
nell’inserimento
delle nuove funzioni nella struttura della centrale; già
quando
era in funzione essa non era altro che il contenitore dei macchinari
con cui si produceva l’energia elettrica: la struttura
dell’oggetto non serviva altro che a contenere il vero fine
per
cui essa era stata pensata.
Lo stesso progettista scegliendo delle linee pure e senza grandi
apparati decorativi ha voluto sottolineare questo aspetto, infatti in
altri casi ed altri tecnici hanno cercato di camuffare la centrale
elttrica in abitazione, castello signorile ecc.
Mantenendo questo concetto il nostro progetto vuole realizzare una
struttura completamente nuova (nelle forme e nei materiali) senza
modificare il contenitore esterno, ma semplicemente inserendosi
all’interno.
Nella progettazione della grande sala delle macchine, in cui abbiamo
pensato di realizzare il museo permanente, questo concetto è
evidente: la nuova struttura in acciaio, sfruttando elementi della
struttura originale, ridefinisce lo spazio in modo completamente nuovo
inserendo un corpo estraneo che però utilizza il
“contenitore” esterno per svolgera la propria,
nuova,
funzione.
Nella sala macchine era in passato presente un carro-ponte che aveva il
compito di portare il materiale pesante ed ingombrante da un luogo
all’altro della centrale.
Secondo questo concetto il nostro progetto utilizza le strutture
portanti del carro-ponte per realizzare il museo dell’energia
elettrica, portando così il visitatore da un luogo
all’altro della centrale e della cultura
dell’energia.
Il nuovo progetto è stato anche pensato sospeso alle
strutture
del vecchio carro-ponte in modo da richiamare l’uso che di
esso
veniva fatto producendo però un effetto ed una forma
completamente nuova.
Grandi travi reticolari corrono da parte a parte della centrale e
sostengono aeree piattaforme sulle quali si svolge la nuva vita del
museo di Cedegolo.
L’acciaio è stato utilizzato sfruttando al meglio
le
proprie capacità di resistenza a trazione in modo da
produrre
delle forme nuove e non camuffandolo in sistemi trilittici,
così
come il vecchio progettista aveva sfruttato al meglio le
capacità portanti del allora innovativo materiale: il
cemento
armato.
Anche nella progettazione delle altre parti del museo
dell’energia elettrica si è sempre cercato di
mantenere
inalterata il più possibile la struttura originaria
inserendo il
nuovo senza alterare la forma e la materia.
I locali una volta adibiti a trasformatori sono così apparsi
i
più idonei a contenere le attività
“accessorie” del museo principale: così
come un
volta servivano da “lavoratori accessori” alla
grande sala
macchina.
Il museo delle esposizioni temporanee, gli uffici, il museo
dell’artigianato e la sala polivalente sono stati iseriti,
ciascuno per piano, nei locali dei trasormatori senza toccare il
disegno e struttura esterna.
Unica eccezione sono le scale che portano all’ultimo piano le
quali sono state ridisegnate in quanto chiaramente insufficienti a
servire una sala polivalente visto che dall’anlisi delle
fotografie pubblicate sul sito internet sono apparse di scarsa fattura
e di minima dimensione.
Discorso diverso merita il corpo scala esistente che è stato
mantenuto in quanto ad una valutazione superficiale delle piante e
delle fotogrfie in nostro possesso è sembrato di larghezza e
fattura sufficiente ad espletare il nuovo compito; se ad una analisi
più approfondità non dovesse rivelarsi tale
sarà
rifatto con recupero del bellissimo corrimano esistente.
(1) F. Braudel, CAPITALISMO E CIVILTA’ MATERIALE (secoli XV-XVIII), Einaudi, Torino, 1977
- Scarica tutta la relazione in formato .pdf (160 Kb circa):
- Scarica le tavole in formato .pdf:
N.B: Data la dimensione delle tavole il formato è stato fortemente ridotto e quindi potrebbe risultare di difficile lettura
- Simulazione fotografica della sala centrale del museo
Ritorna alla pagina dei lavori
Ritorna alla pagina del Curriculum Vitae
Disclaimer:
il presente sito è stato realizzato dall'arch. Davide
Sigurtà con il
mero intendo di diffondere la conoscenza sulla propria
attività
professionale. Il materiale ivi contenuto è stato realizzato
interamente o in parti significative dal sottoscritto.
Il
sito non intende diffondere materiale la cui proprietà
intellettuale e
legale non è ascrivibile al sottoscritto e quindi ogni
citazione di
materiale diverso è fatto con la sola volontà di
citare prodotti e/o
software di pubblica utilità la cui proprietà
resta a carico delle
rispettive intestazioni. Chiunque ritenga di sentir violate delle
proprie priorità di possesso o di citazione può
comunicarlo al seguente
indirizzo
e sarà premura del sottoscritto procedere alla rimozione del
materiale in oggetto il più presto possibile.